“ARTISTA-DESIGNER” DI DENIS VOLK

“Quadrivium”, Galerija Zuccato, Poreč

 

Marzo 2022

 

Nella valutazione dell’opera artistica di Sandi Renko non si può trascendere dal fatto che di professione sia un designer, tendente a un design rarefatto ed essenziale. Egli anela al minimalismo, a linee semplici, alla riduzione delle forme, ambisce a spazi liberi, seppur non vuoti. Questo caratterizza anche la sua creazione artistica, fatta di immagini e forme lineari e chiare.

Nel campo del design è necessario considerare leggi matematiche, simmetria, correttezza delle forme, principi ergonomici, psicologia del colore e altro. Anche la funzione dell’oggetto è fattore determinante nella scelta della forma, dato che un nuovo oggetto deve essere piacevole e user friendly. Lo stesso vale per i dipinti o per altri lavori artistici.

Durante la sua carriera di designer Renko si è dedicato anche alla ricerca artistica, che rappresenta per lui un momento di svago rispetto al lavoro “serio” del professionista. Ma poiché l’artista e il designer sono una persona sola, egli impiega i principi e le conoscenze del design nella creazione artistica e, viceversa, applica idee della ricerca artistica al design. La conoscenza del processo di progettazione di un oggetto di design ha influito fortemente sul suo linguaggio. Attraverso l’idea progettuale, la pianificazione, la definizione del fine e l’esecuzione, nella ricerca artistica questo processo continua fino alla creazione nell’osservatore dell’illusione dello spazio e, ancor oltre, dell’illusione del movimento. Così, dunque, nel suo processo creativo non ci sono interventi spontanei o istintivi, tutto è pensato e pianificato, programmato, con un controllo e una disciplina assoluti.

Renko ha individuato fin da giovanissimo le basi della sua sperimentazione artistica, che caratterizzano l’intera sua opera.

Si tratta del cartone ondulato e di nastri piegati a formare quadrati, dai quali poi crea cubi completi o parziali. Attorno al 1969 ha realizzato il primo quadro su cartone ondulato, legato alla geometria, alla linea e alle forme geometriche elementari: il quadrato, il cerchio e il triangolo.

Già allora aveva quindi affrontato il cubo, la modularità e la ripetibilità del cubo nell’oggetto e nello spazio, attraverso modelli di carta, di metallo o meri disegni. In quell’occasione, sul cartone ondulato aveva già unito due disegni, destro e sinistro, ottenendo la transizione dall’una all’altra immagine, cangiante in relazione al movimento dell’osservatore, ottenendo così un quadro dall’effetto cinetico.

CREAZIONE ARTISTICA E RICERCA

Renko sceglie i materiali in base a ciò che intende creare, ma nella scelta segue l’idea, l’offerta del mercato e l’obiettivo dell’opera. Tende a impiegare materiali di uso comune, le cui caratteristiche faranno parte dell’aspetto finale del prodotto/opera. La scelta e la lavorazione dei materiali sono legate anche alle innovazioni tecnologiche incluse nella sua creazione.

Il più delle volte il punto di partenza del lavoro di Renko è un modello tridimensionale, in carta o metallo, costituito da nastri di quadrati, che a loro volta generano cubi completi, “chiusi”, o incompleti, “aperti”. Tali modelli servono da base per disegni con effetto spaziale su base bidimensionale ed in proiezione ortogonale.

La composizione della struttura dell’immagine, quindi il posizionamento dei nastri di carta, può trovarsi a 30°, 45° o 60° rispetto al piano orizzontale. Da questi disegni trasferiti al computer Renko crea tre ulteriori disegni a segmenti: vista da sinistra, da destra e  frontale, che compongono il disegno base. Al computer sperimenta diverse soluzioni, così può anche scegliere quali parti del “modello” siano adatte ad essere rappresentate. Solo a questo punto definisce i colori.

Il risultato finale della creazione artistica di Renko è estetico al massimo nella sua essenzialità, che si tratti di un oggetto, di una scultura o di un quadro.

Renko ha adottato già all’inizio della propria carriera artistica il canneté, cartone ondulato industriale usato per gli imballaggi. La dimensione delle onde del cartone può essere più o meno ampia. Se queste vengono dettagliatamente dipinte con delle linee, si generano immagini diverse sul lato destro e sinistro e, nelle onde più grandi, anche frontalmente (sul “fondo”), quindi due o tre immagini sulla stessa base, visibili da destra e sinistra, o anche frontalmente.

Come prima cosa, l’artista colora la superficie di lavoro della base ondulata: nei primi anni impiegava il bianco con linee nere, più tardi ha iniziato ad aggiungere il colore. Lo spessore delle linee parallele che generano l’immagine sulle onde determina se la figura rappresentata sarà più sfumata e discreta o più accentuata e definita, come nell’ombreggiatura, che viene data dalla densità delle linee.

Quando l’osservatore gioca attentamente con la visione di questa immagine scopre che lo stesso quadro presenta diverse illusioni: osservando la figura “guida” del solido, la parte in primo piano può essere  letta come la parte opposta di un altro cubo (effetto del cubo di Necker). Inoltre chi guarda può orientare l’attenzione visiva perpendicolarmente su ciascun lato visibile del solido, quindi in tre direzioni.

Renko interviene con la propria ricerca anche sulla superficie del supporto di lavoro. Egli la incide e poi la piega, in modo che il segmento piegato non si trovi più sullo stesso piano, ma emerga orientato nello spazio, occupando un altro piano. Renko modella in maniera simile anche le opere tridimensionali. Altre volte piega il supporto in grandi onde uniformi, che imitano le piccole onde del cartone.

Se nelle opere di Renko è stata per lunghi anni caratteristica la linea controllata, che generava una figura precisa con limiti netti, da tempo egli si dedica anche alla creazione di figure sfumate. Ha introdotto infatti nel proprio lavoro il concetto di errore controllato. Come quando “nel disegnare una linea, allo squillo del telefono ti trema la mano”, la linea non è più controllata in modo da fermarsi al limite della figura, ma è volutamente più lunga o più corta, e il cubo, che resta la base, risulta sfumato, deformato, con limiti imprecisi, come se lo guardassimo attraverso un vetro opaco o decorato. Si possono tuttavia ancora riconoscere i singoli nastri colorati dei quadrati sfumati.

Nella sua ricerca di materiali e tecniche, Renko ha scoperto il lenticolare: una lastra con onde parallele incise che lasciano passare la luce e funzionano come una lente di ingrandimento. Questo supporto richiede un modo del tutto diverso di dipingere: sul retro della lastra l’artista crea un disegno fatto di linee parallele che coincidono con le onde intagliate. Sulle onde, che fungono da lente d’ingrandimento, la luce si frange creando un effetto tridimensionle analogo a quello delle opere su cartone ondulato.

Anche qui vediamo tre immagini che si fondono l’una nell’altra.

La riflessione e la ricerca di come il linguaggio visivo possa essere esteso a comprendere la dimensione del suono, hanno condotto l’artista ad illuminare il lenticolare con luci a led, la cui potenza diviene modulabile e programmabile se collegata al suono. Il colore e la potenza della luce variano con il brano musicale che diviene così parte integrante ”dell’opera sonorizzata” sempre conservando gli effetti cinetici per l’osservatore in movimento. L’immagine visiva è così completata dal sonoro, composto in esclusiva per l’opera stessa, trasmesso in loop. L’opera quindi, frutto della collaborazione tra l’artista visivo e il compositore, si trasforma da statica a dinamica con il variare del suono. A questo punto, pur non osservando il quadro, è il suono a rendercelo sempre presente.

Renko ha incentrato tutta la sua ricerca artistica sulla figura del cubo e sulla geometria astratta che ne deriva. La corrente dell’astrazione geometrica non è mai stata in primo piano fra le “mode” artistiche, tuttavia non è mai stata completamente superata e periodicamente riemerge. Renko persegue sempre nuove soluzioni nel suo percorso artistico, usando materiali nuovi e diversi. Il suo lavoro, caratterizzato da continua coerenza, è in costante evoluzione, va avanti con il tempo e la tecnologia ed è sempre nuovo e quindi attuale.