“Rigore formale e armonia compositiva” di Jasna Merkù
“Optical Art”, TK Galerija, Trieste
Maggio 2007
Sandi Renko propone opere che sono il frutto di un percorso iniziato alla fine degli ‘60 nel campo dell’arte programmata e dell’optical art.
E’ in questo periodo che in Italia si formano gruppi operativi che nello spirito della neoavanguardia affrontano la ricerca visiva rapportando l’aspetto artistico al metodo di indagine scientifica.
Vengono così recuperate esperienze del primo Novecento con particolare riferimento alla Bauhaus, all’astrazione geometrica e più propriamente imperniate sull’aspetto ghestaltico.
Il nucleo fondamentale della ricerca verte sull’indagine dei singoli elementi costituenti il lessico visivo: dal segno alla superfice, diversificando gli effetti delle texture, nonchè sperimentando la luce nell’accezione più ampia del termine.
L’indagine intellettuale si propone di sondare le variabili percettive e polisensoriali mirando altresì ad un rapporto dinamico con lo spettatore in grado di coinvolgerlo a livello interattivo.
L’individualismo dell’allora imperante informale viene accantonato per indagare il movimento, reale o virtuale che sia, con rigore progettuale ed in assoluta assonanza con l’industrial design, settore in cui Sandi Renko opera con successo, affiancandolo alla sua ricerca artistica.
Non a caso annoveriamo tra i personaggi chiave dell’op art diversi designer al contempo artisti e progettisti quali Bruno Munari, Getullio Alviani o Enzo Mari.
La progettualità e la serialità sono due aspetti che mirano a ribadire il ruolo sociale dell’arte per contrastare l’aspetto della mercificazione imperante a vantaggio dell’operare in gruppo per condividere le esperienze.
Il fatto che le linee programmatiche individuate negli anni sessanta siano state ulteriormente sviluppate nel corso del tempo e siano ancora attuali conferma la validità dell’approccio che considera anche la componente temporale quale variabile del percorso visivo.
Sandi Renko si inserisce in questo filone di ricerca.
Il suo modus operandi è impostato su una solida struttura geometrica, uno schema apparentemente elementare, imperniato sul motivo del cubo.
Lo sviluppo modulare dello spazio viene affrontato con rigore metodologico e ci propone una sequenza di variabili.
Gli interventi minimali mirano alla progressiva riduzione degli elementi visivi all’essenziale.
Facendo uso di semplici linee verticali che differiscono per lunghezza e spessore riesce a creare effetti volumetrici che assumono caratteristiche cinetiche se osservate da diversi punti di vista.
Il rigore formale, nonchè la solida impostazione strutturale, vengono sapientemente calibrati dall’armonia compositiva e dalla raffinatezza delle campiture tonali.